“Cattolico” ossia dimensione del percorso e della meta del credente in Gesù Cristo

Molteplici potrebbero essere le dimensioni spaziali nella vita religiosa: dalla forma universale del pellegrinaggio, alla missione affidata da Gesù ai discepoli; per il credente la vita può essere intesa come viaggio verso la meta del Padre.

Seguendo la traccia di appunti su opere di formazione cristiana, presenti nella Biblioteca Diocesana, soffermiamoci su un’opera che indica le dimensioni del credente in Gesù. Si tratta del volumetto di Balthasar: “Cattolico”

L’autore parte dal fatto che Gesù è lui prima di tutti Cattolico, perché è la manifestazione del Padre, donandosi dal Padre e per il Padre; si fa avanti e si nasconde per il Padre.  L’opera di Gesù è attuata nel credente dallo Spirito è libertà nel dono, per formare una catena di donati; una comunione di persone libere. L’opera di Gesù è cattolica anche nella dimensione orizzontale del divenire storico, della salvezza per ogni creatura e per tutti i popoli, perché egli è il verbo fatto carne. Egli è pienezza, ricapitola in sé ogni cosa.

La Parola di Dio è percepita, sillabata e declinata nella storia in virtù dello Spirito. Il muoversi dei discepoli è sequela dl maestro. La complessità della chiesa cattolica sta in questa missione affidata ad ogni cristiano, che realizza il suo piccolo compito in un grande complesso; come Teresa di Liseux, che vive la piccola via nel suo convento ed è riconosciuta come patrona delle missioni.

Il dinamismo della Chiesa è la presenza di Cristo in essa e senza di essa Cristo non raggiunge gli uomini; questo è indicato in sintesi nella conclusione del vangelo secondo Mt 28, 18-20, con un quadruplice ripetizione di “tutto” il potere di Gesù per la salvezza di “tutti” gliuomini.

La chiesa è la “via” verso la pienezza del regno e trascina il mondo verso la meta ultima della trascendenza. La fedeltà statica diventa il movimento più rapido: la disponibilità ad ogni cenno del Signore. Il desiderio impaziente di Paolo: “dimentico del passato e proteso al futuro, perché sono afferrato dal Cristo” (Fil 3, 12.13). Si fonda così la comunione dei santi, come osmosi fra le membra del corpo di Cristo, unendo la dimensione orizzontale tra membra con quella verticale con Cristo, superando la separazione tra fede ed opere.

Se per il peccato si produce la solitudine, quella in particolare della croce di Cristo, in lui ogni solitudine diventa la più viva delle comunioni, fonte di comunione nel perdono, anche quando è solitudine senza speranza terrena, diventa l’affidamento al Dio delle misericordia. Così la fede diventa movimento nel dono di sé alla misericordia del Padre. Questo movimento, che spesso lo si è tradotto in “merito”, come pretesa di ricompensa, invece diventa “fecondità°, partecipe del molto frutto del chicco che muore.

Si entra nell’esperienza di persona animata dallo Spirito Santo, il “noi di Dio”, persona in quanto comunione. In sintonia con Maria, il cui “sì” è stato fatto in favore del genere umano. Ogni credente partecipa a questa comunione dei santi, sulla linea della fecondità dei santi. La tradizione agiografica evidenzia questo sotto forma di miracoli.

In sintesi dice Balthasar: “Religione è mondo che prende la direzione di Dio; cristianesimo è Dio che prende la direzione del mondo, e uomini, che, credendo in lui, seguono la sua direzione”. Sono i due dinamismi contrapposti tra divino ed umano, tra divinizzazione della natura, propria del mondo antico ed in crescita con nuove forme, e la secolarizzazione, che nelle bibbia tende a togliere ogni pretesa appunto di divinizzare il mondo, e che nella cultura moderna diventa banalizzazione di ogni realtà abbandonata alla manipolazione dell’uomo. La via dell’incarnazione del Figlio di Dio in Gesù conferisce nuovo legame tra Dio ed il corpo: non solo quello di Gesù, ma di ogni uomo che può diventare “tempio dello Spirito Santo”( 1 Cor6,19).

Ed è nella donazione di Cristo nella croce, nella “chenosi”, che si delinea la via del dono totale di sé, in cui si attua la fecondità dell’amore più gande, in cui opera lo Spirito Santo.

Nell’attuale contesto in cui i pellegrinaggi diventano curiosità turistica e la missione va verso un velamento o una dispersione in una generale indifferenza religiosa, ma in cui continuano anche le forme di odio alla proposta di Cristo, resta la via di Cristo. Agnello immolato e nello stesso tempo l’unico che apre i sigilli del mistero della vita. Questo nella fede è già la manifestazione in atto della pienezza del tempo, ma per il singolo credente è un cammino verso il dono di sé, con le possibili ed enigmatiche forme di morte, e con la fiducia della meta ultima nella comunione dei santi, illuminata nella Trinità divina.