Cantiere della conoscenza e cantiere dell’operare: accogliere per camminare insieme

Per il mese di gennaio 2022 don Giuseppe Pellegrino, Vicario episcopale alla cultura, propone la parola «ACCOGLIENZA» intesa come «ripartenza da…». Come sviluppare dunque una cultura di accoglienza attraverso i beni culturali? Occorre ora più che mai essere disposti ad accogliere le novità che ci vengono presentate sia dal periodo con cui ci rapportiamo sia dalla pandemia in corso. In un futuro sempre meno lontano probabilmente anche gli enti ecclesiastici potrebbero «unirsi» non solo pastoralmente ma anche burocraticamente (senza entrare nel merito del cammino civile e canonico oltreché sociale da percorrere) e questo, necessariamente, avrebbe delle ricadute anche sui beni culturali: immaginando di partire forse un po’ al contrario occorre dunque vedere come e se questi ultimi possano essere partecipi in maniera positiva di questa esperienza venendone in aiuto. Il percorso di conoscenza intrapreso dal settore cultura della diocesi viaggia in questa direzione, consapevoli che prima di «camminare insieme» sia necessario conoscere il patrimonio (archivistico, bibliografico, museale ed edilizio), facendo tesoro delle peculiarità e delle diversità di ciascuno ponendole come elemento positivo. Nella possibile «unione» di parrocchie, ma anche di enti più grandi e complessi bisogna essere allora disposti ad «accogliere» la novità che viene proposta ma in un’ottica di conoscenza preventiva e propedeutica al cammino che si sta intraprendendo. Anche in questo caso, possiamo dire che il «cantiere della conoscenza» sarà fondamentale per il «cantiere dell’operare» che inevitabilmente porterà ad atteggiamenti mentali che, seppur diversi, dovranno camminare insieme, mediare tra le innovazioni delle parti per giungere all’obiettivo finale. Da alcuni anni, ad esempio, ci si interroga sulla costruzione dei nuovi centri parrocchiali che necessariamente dovranno accogliere più comunità, così come sulla razionalizzazione degli edifici per l’abitazione di chi di quelle comunità ne è il pastore. In questa direzione, negli ultimi anni sta procedendo la curia diocesana che, con una progressiva razionalizzazione degli uffici ha concentrato nell’edificio di via Amedeo Rossi n.28 tutte le funzioni di curia (uffici pastorali, uffici amministrativi, enti collegati) fino, a partire dallo scorso ottobre, alla residenza del vescovo diocesano. Il palazzo (edificio vincolato e bene culturale) ha così «accolto» le esigenze e le funzioni di più enti, aperto ad atteggiamenti mentali magari diversi ma comunque improntati allo stesso fine, divenendo, a tutti gli effetti «la casa della diocesi».

Igor Violino
Direttore ufficio beni culturali ecclesiastici ed edilizia per il culto della Diocesi di Cuneo