Omelia nel Venerdì Santo 2021

30 denari, è il prezzo del giusto
02-04-2021

Per antica tradizione, la Chiesa oggi non celebra l’Eucarestia, ma vuole commemorare la Passione e morte del Signore.
L’evangelista Giovanni, nel trasmetterci questo testo fortemente drammatico, ci presenta Gesù che va incontro alla morte con piena coscienza, abbracciando quella croce e offrendola per tutti.
Gesù ha subito due processi; il primo, di fronte all’autorità religiosa, viene accusato di bestemmia perché ha detto ‘sono il Figlio di Dio’ e il secondo, di fronte a Pilato dove viene accusato di delitto di lesa maestà. In entrambi la sentenza già c’era prima di iniziare. Impressionano le poche parole del Signore nelle quali è lui che giudica chi lo accusa. Due condanne ingiuste. Chi gli è attorno si lascia trasportare dal clima avverso; altri hanno paura; qualcuno si nasconde.

Il vangelo ci presenta il tradimento di Pietro per paura e quello di Giuda accecato dai soldi. 30 denari, è il prezzo del giusto. 30 denari, chissà che cosa pensava di farne Giuda. 30 denari, vale così poco la vita del Signore. Sia Pietro sia Giuda si accorgono d’aver sbagliato, ma non si può tornare indietro. Pietro, nonostante tutto, confida nella misericordia, mentre Giuda si dispera e la fa finita. Povero Giuda. Sentiamolo nostro fratello. Non possiamo immaginare cosa sia passato nella sua mente in quegl’istanti. Povero Giuda. Ha veduto Gesù per poco. Noi, a volte, ci vendiamo per molto meno di 30 denari. Povero Giuda. Quando salta la scala dei valori, quando soldi e cose passano prima della persona si imbocca un vicolo cieco. Povero Giuda. Noi non lo vogliamo giudicare, nè scusare. Vorrei che pensassimo al Giuda che c’è in ognuno di noi … che continua quel pessimo mercato, … che continua ad essere abbagliato dal denaro, … che volta le spalle all’amico e al compagno di viaggio.

Pensiamo al mistero della croce. “Allontana da me questo calice, però non la mia ma la tua volontà sia fatta !”. Abbiamo croci dappertutto: sulle cime dei monti, sulle nostre chiese, alle pareti delle case, negli uffici pubblici, appesi al collo. Gesù ha portato ed offerto la sua croce. Molti oggi portano il peso di croci pesanti. Penso ai malati isolati o quasi nei nostri ospedali, a tutti coloro che sono segnati dal Covid, a chi non vede prospettive per il lavoro. Penso a chi è vittima di separazioni, a chi è solo e non ha nessuno con cui fare quattro chiacchiere. Penso ancora a chi ha la vita segnata da sentenze di morte e non trova strade d’uscita, a chi è disperato, a chi ha paura e sensi di colpa, a chi subisce trattamenti disumani e vive in paesi di guerra. E’ il mistero del dolore e della sofferenza di fronte al quale dobbiamo misurarci. Non va cercata perché arriva sempre quando meno ce l’aspettiamo. La sofferenza mette a dura prova la nostra fede. Spesso è sorgente di tanti ‘perché’. Perché tanti innocenti muoiono. Perché vi sono tante malattie di fronte alle quali siamo inermi. Perché i bambini sono vittime di prove inaudite. Che cosa hanno fatto di male. Perché la fame, la guerra, la solitudine, le ingiustizie. Dio non vuole tutto questo. Se lo permette è perché noi ci assumiamo le nostre responsabilità e proviamo a rimediare. Lui non vuole infierire su nessuno. Di fronte alla sofferenza noi non abbiamo parole. Di fronte a qualcuno che soffre, mi diceva un amico del Cottolengo, dobbiamo inginocchiarci perché lì c’è il Cristo ancora sulla croce. “Padre, sia fatta la tua volontà !”. Per i credenti è essere associati a quella croce che il Signore Gesù ha portato, ha abbracciato ed offerto. Su quella croce il Signore ha donato la sua vita anche per me.

Oggi facciamo tanta fatica ad affrontare il tema della morte. Preferiamo sempre evitarlo, nasconderlo. Nelle grandi città scende una cortina di silenzio irreale. Tutto è coperto. Ricordo quand’ero viceparroco a Torino la difficoltà a mettere anche solo un manifesto alla base dell’ingresso di certi palazzi perché … non bisognava disturbare. Chi l’ha detto che non bisogna far vedere i morti ai bambini ? In questi tempi di pandemia i morti per covid vengono subito serrati dentro una sacca e messi in una bara immediatamente chiusa. In più, oggi, c’è del disumano nel passare dalla vita alla morte lontani dagli affetti più cari. Lo dico perché sono stato vicino a mio papà e ad altre persone nel momento del passaggio, anche solo tenendoli per mano.

Nel racconto della Passione che abbiamo sentito impressiona la serenità, seppur nel dramma, con cui il Signore Gesù va incontro alla morte. Non condanna nessuno, gli stanno a cuore i suoi, in Lui c’è volontà di salvezza. Quel legno della croce accoglie Gesù vivo e ce lo restituisce morto. Quel lenzuolo, invece, accoglie Gesù morto e ce lo restituisce risorto. Anche nel racconto di Giovanni c’è una luce che non deve sfuggirci. Gesù viene sepolto in un sepolcro nuovo, collocato in un giardino; il giardino è il luogo della vita.
Signore Gesù, grazie per il dono della tua vita. Grazie perché ci vuoi bene. Grazie perché illumini il mistero della morte. Grazie perché ci stai attendendo. Grazie perché ci regali una prospettiva di vita oltre la morte. Grazie anche per quella ‘chiamata’ che tu ci rivolgerai perché sappiamo che staremo sempre con Te.