Omelia nella Veglia pasquale 2024

30-03-2024

Sembrava tutto finito dopo la morte in croce di Gesù e la deposizione in quel sepolcro. Un grande masso era stato fatto rotolare a chiusura di quel sepolcro. Ecco che tre donne vanno per compiere l’atto di misericordia dell’unzione del defunto come era abitudine fare. C’è una questione che preoccupa le donne: «Chi ci rotolerà quella pietra per poter entrare?».

Ecco la sorpresa: la tomba è aperta e vuota. Di fatto sono loro le prime testimoni del Risorto. «Non abbiate paura!». «Andate dai Dodici!». Il Maestro è stato di parola.

Tutto è iniziato a partire da questa esperienza che le ha sconvolte. Vorrei fermarmi su quel masso che è stato rotolato dall’ingresso ed ha permesso di poter entrare: un’immagine bella e carica di significato.

Anche noi abbiamo i nostri massi da rimuovere che chiudono, fermano e impediscono il passaggio.

Via il masso della paura. Come cristiani siamo portatori della lieta notizia di Gesù che ha vinto la morte e ci ha spalancato la prospettiva dell’eternità. La morte è ridimensionata al passaggio verso il Paradiso, verso la festa senza fine, verso l’eternità. Non è più un salto nel buio, anzi.

Via il masso dell’indifferenza. Non possiamo tacere di fronte alle false verità che ci attorniano. La verità vi farà liberi. Guai se siamo insensibili al dolore di chi continua ad essere crocifisso ingiustamente. Guai se ci abituiamo agli elenchi quotidiani di morte a causa di violenze, guerre, ingiustizie, prevaricazioni di ogni genere. Guai se lasciamo nella solitudine chi non ce la fa a tirar avanti. Guai se viene violata l’integrità della vita, specie quando vittime sono i più fragili.

Via il masso del nascondimento e del timore nel dire la nostra fede. A partire dal Battesimo siamo stati investiti del dovere della testimonianza. Non si può tener nascosta una luce sul monte, ci dice il Vangelo. L’annuncio passa innanzitutto con il nostro stile di vita, con quel che crediamo e viviamo.

Via il masso del silenzio vuoto. Chi incontriamo anche solo per strada è un nostro fratello, è una nostra sorella. Spesso è sufficiente uno sguardo di benevolenza, di partecipazione, di fraternità.

Via il masso dei rancori. Posso anche aver subito cose ingiuste ma esiste il perdono che crea e che apre nuovi orizzonti di speranza.

Quelle donne, seppur dopo un momento di smarrimento e di stupore, hanno rivelato ai Dodici la loro esperienza. Anche loro si sono mossi e, facendo memoria delle parole dette da Gesù, hanno compreso che il masso della paura d’esser presi di mira a loro volta, andava superato. Da uomini timorosi diventano coraggiosi nel dire a tutti quanto avevano visto, sentito e sperimentato a fianco del Risorto. Da gente che non era mai uscita dai confini della Palestina, forse addirittura analfabeti, diventano divulgatori della lieta notizia in tutto il mondo allora conosciuto, disposti anche a pagare con la vita la fedeltà al Signore Gesù.

«Non abbiate paura!». Il Signore lo dice a tutti noi. Lo dice a voi sei che tra poco riceverete tutti i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima ed Eucaristia. Seguendo percorsi diversi, avete maturato questa scelta di vita. Siate testimoni credibili ed entusiasti. Lo dico a voi tredici che, ricevendo la Cresima da adulti, confermate l’impegno di vita cristiana. Siate coerenti.

Tutto ciò vale per tutti. Più che mai, oggi, c’è bisogno di coraggio e di esempi credibili. Occorre andare oltre le formalità.

La Risurrezione del Signore sta alla base della nostra fede. Essa illumina tutta la nostra vita e da il senso al nostro essere qui. Ci dice che l’esistenza umana, segnata dal limite temporale, è il preludio per l’eternità. Un giorno, come già sperimentano i nostri defunti, saremo per sempre con Dio e comprenderemo tutte le nostre fatiche umane. Cosa e come sarà il nostro futuro dopo l’ultimo respiro non lo sappiamo. Con certezza sarà una sorpresa ben più grande di qualsiasi nostra rosea previsione.

Viviamo da risorti, convinti che le promesse del Signore si avverano. Viviamo da risorti, carichi di speranza e certi della festa senza fine che ci attende. Viviamo da risorti e mettiamo da parte il pessimismo che ci impedisce di guardar oltre. Ricordiamoci sempre che Dio vuole la nostra salvezza e le tenta tutte per recuperarci facendoci sperimentare la sua vicinanza.

Una canzone di anni fa, diceva: «Non fermarti mai, ma cammina sicuro. Per il tuo sentiero dona ancora il tuo sorriso. Tu non sarai mai solo. Finirà questa nebbia che porta indifferenza. Il mondo potrà incontrarti. Noi crediamo in Te, Dio della vita, Dio di Risurrezione, Dio di pace!».