Omelia nella festa di San Michele Arcangelo

A San Michele chiediamo la forza della speranza che ci fa guardare oltre le prove, certi che Dio non ci ha dimenticati, ma continua a parlare, a guidarci, a consolarci, a indicarci le strade da percorrere.
29-09-2021

Il cristianesimo ha ereditato dalla tradizione ebraica le cosiddette “gerarchie angeliche”; si tratta di Troni, Dominazioni, Potestà, Virtù, … Nel libro di Daniele Michele è “uno dei primi principi” e il suo compito è quello di essere il custode di Israele, il suo protettore dall’alto. Vuole ricordarci che la storia non è solo in mano ai governanti terreni e alle loro scelte politiche, ma è retta da un progetto più alto che Dio vuole attuare attraverso i suoi messaggeri, gli angeli.
Il nome ‘Michele’ è quasi una professione di fede e significa “Chi è come Dio?”. Nel libro dell’Apocalisse (cap 12), è colui che difende la donna e il figlio da lei partorito. É immagine del popolo di Dio, della Chiesa, di Maria. Vengono usate parole altisonanti per dire che Michele è l’alfiere del bene che difende i giusti e sfida il potere del male che si annida negli imperi opprimendo e scatenando guerre.
La nostra Chiesa cuneese da sempre invoca Michele come suo patrono. É un gesto di fede per chiedere a Dio, attraverso la mediazione del primo degli angeli, di proteggere, di tenere distante dal male e da ogni pericolo in cui possiamo incappare. La storia attuale ci ha costretti a misurarci con la pandemia. É stato un tempo che ha fatto emergere, anche nella nostra città, le fragilità che non volevamo vedere. Forse è stato un bagno di umiltà salutare. Sono convinto sia ingenuo se riducessimo tutto a questo male che, speriamo, presto ci lasceremo alle spalle. Ora ci troviamo di fronte a tante paure che affliggono molte persone; ci sono nuove povertà; c’è bisogno di sicurezze; ci si sente insicuri; spesso sono compromesse le relazioni sociali e ci si rifugia nel privato, a volte anche in forme di isolamento.
La vita ecclesiale ha come caposaldo l’incontro, cioè il sentirsi convocati, radunati dal Signore. Non è pensabile che un cristiano viva da solo. Siamo inseriti in una società civile e dobbiamo rispettare le regole che portano al bene comune.
La festa odierna è una bella occasione per ritrovarci insieme, rappresentanti delle varie istituzioni e semplici cittadini, qui in questa cattedrale, per pregare Dio e mettere nelle sue mani noi, la nostra città, la nostra diocesi, la nostra storia e le nostre famiglie attraverso la mediazione dell’Arcangelo Michele. Il Signore stesso aveva raccomandato ai suoi “chiedete e otterrete, bussate vi sarà aperto”.
Ebbene vogliamo invocare San Michele perché ci aiuti a superare il senso di insicurezza che spesso ci attanaglia e ci impedisce di esprimerci pienamente. Abbiamo bisogno di guardare in avanti, coscienti dei nostri limiti, ma fiduciosi in un avvenire decisamente migliore. Abbiamo bisogno di una ripresa della vita sociale ed ecclesiale a tutti i livelli.
All’intercessione di San Michele affidiamo le nostre famiglie: sono i luoghi dove siamo trattati meglio e sono i luoghi dove abbiamo imparato ed impariamo ad amare, a rispettarci, ad aiutarci, all’essere sensibili specie verso coloro che fanno più fatica a reggere le prove della vita. Sono i luoghi dove sperimentiamo nei gesti di tutti i giorni la bellezza del camminare insieme. Spesso sono stati anche i luoghi dove è nata la nostra fede in Dio grazie ai valori cristiani passati a noi nelle scelte quotidiane dei nostri cari.
A San Michele chiediamo la grazia di saper cogliere gli appelli dei più poveri, di chi cerca lavoro per poter vivere una vita dignitosa per se e per chi gli sta attorno, di chi vive situazioni di disagio e fragilità, di chi vive ai margini ed è dimenticato da tutti.
A San Michele chiediamo la forza della speranza che ci fa guardare oltre le prove, certi che Dio non ci ha dimenticati, ma continua a parlare, a guidarci, a consolarci, a indicarci le strade da percorrere.
A San Michele affido l’iniziativa del Sinodo interdiocesano che stiamo celebran-do e che è arrivato al momento delicato delle Assemblee che prenderanno inizio proprio dopodomani sera. Come Chiesa vogliamo metterci in ascolto di tutti alla ricerca di un nuovo modo per essere testimoni del Signore Gesù, oggi, convinti che il Vangelo è straordinariamente attuale, che va annunciato, forse ri-annunciato proprio qui a Cuneo. Non basta vivere di ricordi o di nostalgie per un passato che ormai non c’è più. Non basta aver ricevuto dei sacramenti e relegare il nostro rapporto con Dio a gesti occasionali, spesso troppo isolati e privi di senso. Non basta nemmeno rifugiarsi in attivismo sfrenato per non pensare. Oggi abbiamo bisogno di leggere la nostra realtà per cogliere le sfide, farle nostre: in esse Dio ci sta parlando. Va proposta la vera vita cristiana, fatta di ascolto, di preghiera personale e comunitaria, di gesti di carità, di uno stile di vita evangelico. Sono certo che molte persone sentono il bisogno di Dio, il bisogno d’essere illuminati dalla sua parola, il bisogno di una chiesa pienamente inserita nella storia, ma impegnata ad elevare lo sguardo verso l’alto.
I santi, gli angeli e gli arcangeli sono al nostro fianco. Spetta a noi fidarci di più di Dio che non ha smesso di compiere autentici miracoli. Come Natanaele, nel brano evangelico odierno, ha saputo professare la sua fede in Gesù, così impariamo anche noi a lodare e benedire Dio, unico Padrone e Signore della nostra vita.
Ti supplichiamo: San Michele, intercedi per noi !