Omelia nelle Esequie di don Godfrey Gwang’ombe

E’ un sorriso che lunedì è esploso in felicità piena nel contemplare il volto di Dio, per sempre.
17-04-2021

La scomparsa di don Godfrey, fin da lunedì sera, ci ha lasciati senza parole. Ha sorpreso tutti. Eravamo abituati al suo modo di fare pacato, sereno, mai arrabbiato. Tutti conserviamo ricordi semplici di vari momenti di vita in sua compagnia. Ha saputo creare legami con tutti, senza fare rumore.
Don Sergio, martedì mattina, la prima cosa che mi ha detto: “Io sono tornato al Venerdì Santo!”. Lo smarrimento ci ha colti: ritengo molto simile all’esperienza di quei due di Emmaus. Perché, Signore, te lo sei ripreso così presto? Noi contavamo su di lui. Che cosa stai dicendo a noi sacerdoti? Che cosa stai dicendo a queste parrocchie nelle quali d. Godfrey si è speso in questi ultimi due anni? Che cosa ci stai chiedendo? Che cosa ti aspetti? Forse è la nostra poca fede, forse è la nostra fragilità che ci detta questi interrogativi. Proviamo a fare lo sforzo di metterci in ascolto del Vangelo di Gesù, della sua parola, proprio come hanno fatto quei due di Emmaus.

In questo tempo pasquale ci siamo un’ennesima volta fermati a contemplare il Signore sulla croce e poi nel silenzio del sepolcro. Eppure Lui lo aveva preannunciato ai suoi amici. E’ la durezza della morte, dell’abbandono, della solitudine. Proprio nel Vangelo il Signore ci ha detto che Lui se ne sarebbe ritornato al Padre per spianarci la strada, per precederci, … perché la morte non è l’ultima parola. Lo aveva detto in modo molto chiaro che un giorno saremo con Lui. Con Lui risorgeremo. Con Lui vivremo per sempre. Questa è la realtà che don Godfrey già vive, questa è la realtà che sperimentano tutti i nostri defunti, anche tutti coloro che ci hanno lasciati in questo tempo di pandemia.

La Chiesa, noi tutti, proclamiamo la nostra certezza nella Risurrezione. E come avviene nelle vicende terrene della vita, le più belle sono tutte preparate da tempi di dolore per esplodere illuminati dalla fede. Rendiamoci conto della Grazia che abbiamo ricevuto e che ci fa guardare oltre la morte; ci fa guardare alla certezza del Paradiso, allo stare col Signore. Noi non crediamo al buio di una tomba, ma crediamo che siamo destinati alla luce folgorante di Dio. A questo futuro, senza gesti scaramantici, dobbiamo cominciare a pensare. Dobbiamo cominciare a prepararci per non essere colti impreparati, come e quando Lui vorrà.

Ritorniamo al Vangelo. Quei due sono andati dai Dodici e poi hanno cominciato a narrare ciò che avevano sperimentato lungo la via e nell’atto dello spezzare il pane. Quell’incontro ha dilatato il cuore, ha dissipato le tenebre, ha aperto loro un nuovo cammino.
Tutto questo ci fa rivolgere il nostro sguardo al Signore, Dio della vita, e alle nostre belle realtà ecclesiali. Tutti siamo interconnessi e la nostra presenza qui ce lo dimostra. Tutti ci stiamo accorgendo che da soli non arriviamo a nulla. Guardarci attorno ci fa sentire ricchi delle esperienze di altri. Molto abbiamo da condividere per il bene di tutti. Ecco il bisogno di uscire dai nostri schemi spesso ingessati. Anche in questi giorni di dolore per la scomparsa improvvisa di un amico incontrarci più volte ci fa sentire meno soli. Il racconto di bei momenti recentemente vissuti con don Godfrey ci fa prendere coscienza di valori, di parole ed esperienze che hanno lasciato il segno. Sono eventi nei quali siamo passati e che, solo ora, ci rendiamo conto dei doni ricevuti.

Mi permetto di ritornare ancora al Vangelo. Quei due di Emmaus hanno camminato per undici stadi. Il nostro amico ha camminato tanto. Era arrivato tra di noi senza conoscere una parola della nostra lingua. Poco alla volta, forte della sua pacatezza e della sua grande intelligenza, si è pienamente integrato per diventare uno di noi, in tutto e per tutto. Si è speso per il Vangelo, per le nostre Chiese di Fossano e di Cuneo. Riposerà per sempre nella sua amata terra d’origine. Verso quella Chiesa noi siamo debitori e sarebbe bello se le fossimo riconoscenti in un qualche modo. Abbiamo il tempo per pensarci e progettare qualcosa.

Una signora in questi giorni mi ha detto che di don Godfrey apprezzava il suo silenzio sempre al fianco di chi viveva momenti di difficoltà. E’ proprio vero. Spesso non abbiamo bisogno di pacche sulle spalle, di parole di circostanza, di formalità. Piuttosto abbiamo bisogno di sapere che abbiamo qualcuno al nostro fianco, discreto, che non forza la mano, ma che c’è. Ora abbiamo un amico in più che si trova dall’altra parte della sponda della vita. Non dobbiamo temere. Noi continuiamo a dibatterci nelle nostre vicende e nella ricerca di un cammino comune tra le nostre due Chiese. Lui fa la sua parte al cospetto di Dio.

Voglio terminare pensando alla saggezza di don Godfrey e al suo sorriso che non mancava mai. E’ un sorriso che lunedì è esploso in felicità piena nel contemplare il volto di Dio, per sempre. A Dio rendiamo grazie per aver avuto la possibilità di fare un pezzo di strada insieme. Affidiamo questo nostro grazie alla mediazione e all’intercessione di Maria, Madre della Divina Provvidenza. Amen.