Discorso in chiusura del Sinodo diocesano

24-06-2022

Mi rendo conto che questa sera è un momento storico per la Chiesa che è in Cuneo e in Fossano. Da più di due decenni si ventilava la possibilità di un accorpamento delle due Diocesi in un’unica realtà. I miei predecessori avevano già messo le basi per arrivare a questo momento.

Oggi facciamo un passo decisivo: a partire dal 01 settembre 2022 siamo una cosa sola dal punto di vista pastorale. Ci vorrà ancora un po’ di tempo per arrivare alla piena unione.

Tre anni fa avevamo iniziato a far incontrare gli addetti agli Uffici diocesani delle nostre due realtà. Ma, quasi immediatamente, ci siamo accorti che non si trattava di giustapporre due entità diocesane che qualcuno definiva ‘più che sorelle’. Era emersa l’idea di una consultazione a più ampio raggio con l’intento di sentire più persone possibili. Li è nato il Sinodo diocesano unico per Cuneo e Fossano. Subito, o quasi, si è messa all’opera una ristretta commissione preparatoria che, con saggezza, non si è proposta di fare passi faraonici, ma ha avuto il pregio di indicare alcune piste di riflessione per un confronto più ampio in ascolto di gruppi e singoli. Le prime quattro schede che ci sono state offerte hanno avuto il pregio di stimolare interventi vari e dire ciò che si pensa. La pandemia ci ha aiutati a comprendere che molto stava cambiando e non si poteva stare semplicemente a guardare. Era mia ferma convinzione che, come insegna la storia della salvezza che nei momenti più difficili lo Spirito si è tatto sentire, questo era il momento adatto per osservare noi stessi e il mondo che ci circonda, per mettere in questione il nostro essere Chiesa, l’annuncio del Vangelo, la nostra fede, l’impatto con la realtà odierna, le modalità della nostra presenza nel mondo.

Ci siamo riusciti? Non lo so; tuttavia si è iniziato un processo di confronto che deve continuare perché ‘lo Spirito soffia dove vuole’. Onestamente occorre ammettere che non c’è stato un grande entusiasmo iniziale e, in tempi diversi, qualcosa si è mosso.

Nelle Assemblee dei membri sinodali c’è stato un cambio di passo. Seppur nei limiti delle scelte fatte, dovute anche alla gestione di molte persone, il clima di dialogo e di confronto è cresciuto. Ognuno dei membri sinodali ha avuto la possibilità di esprimersi con libertà. Ho percepito il desiderio di novità, di attesa, di freschezza, di attenzione e di partecipazione orientato ad un nuovo modo di sentire nostro il mandato di andare, annunciare e uscire, come ci è stato detto dal Signore, un mandato che a noi stato ripetuto a partire dal Battesimo. In esse sono rimasto in silenzio volutamente; sono stato impressionato dalla ricchezza delle proposizioni e dalla ricchezza degli interventi.

Senza saperlo, siamo stati spettatori dell’agire dello Spirito in noi e nella nostra Chiesa particolare. Ho avuto una conferma dal cammino che la Chiesa italiana ha intrapreso in tutte le Diocesi. Infatti, a partire dal 17 ottobre 2021, le Chiese italiane hanno dato inizio al cammino sinodale concretizzando quanto il Santo Padre aveva detto il 10 novembre 2015 nel Convegno di Firenze: “Cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici per attuare le sue disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avete individuato in questo convegno!”.
Erano parole profetiche che han dato inizio ad un cammino che sfocerà nel Sinodo dei Vescovi, meglio nel Sinodo universale della Chiesa previso per il 2025. Alla fase nazionale seguirà quella continentale per arrivare al mondo intero.
Noi abbiamo ignorato la data del 17.10.2021 perché eravamo già immersi nel cammino sinodale ed avevamo iniziato con le Assemblee. Ma, sentendo la sintesi dei contributi della maggioranza delle Diocesi italiane, sintesi esposta nell’ultima assemblea della CEI a Roma nel mese scorso, ho avuto la gioia di constatare che siamo pienamente in linea con le altre Chiese. Infatti sono emersi dieci nuclei (ascoltare, accogliere, le relazioni, celebrare, la comunicazione, condividere, il dialogo, la casa, i passaggi della vita, il metodo). Si è sottolineato l’ascolto dei vissuti per ritrovare il coraggio della profezia. Ecco tre prospettive: la formazione dei laici perché siano competenti nel saper fare, l’esigenza di un osservatorio culturale e il dover uscire dalla paura e dall’isolamento. Nel contempo sono emerse la richiesta di formare i formatori (il cammino dei Ministeri laicali va in questa direzione), il problema del linguaggio liturgico, l’attenzione alla liturgia specie all’Eucarestia domenicale, i sacerdoti che si sentono presi di mira (come motivarli?), l’attenzione a chi è estraneo agli ambienti ecclesiali, lo snellimento delle strutture. Il Papa più volte ha insistito che non si tratta di fare delle cose in più, ma di fare in modo sinodale le cose di sempre.

Tutti questi contenuti, queste esigenze, questi stimoli sono emersi nelle nostre assemblee. Non si tratta della nostra bravura; è opera dello Spirito Santo.
Ritornando a noi, il mio compito era quello di ricevere le proposizioni da cui trarre alcune scelte operative. In questi mesi ho potuto contare sul valido aiuto di otto persone, scelte da me, per scrivere il Libro sinodale.
Voglio iniziare dal fatto che siamo immersi in un clima di scristianizzazione quasi di massa. Spesso siamo chiusi dentro i nostri schemi e dentro le nostre strutture che hanno dei pregi ma che devono essere rinnovate o per lo meno rivitalizzate dall’interno. Si tratta di mettere in atto un processo di rinnovamento profondo. Il libro sinodale non vuole dire tutto; nemmeno tiene conto di tutte le osservazione che sono emerse dalla consultazione iniziale e dalle Assemblee. Ha lo scopo di iniziare un processo che andrà avanti negli anni e che ci costringe a fare una seria revisione del nostro modo di essere presenti nella nostra realtà. Ho avuto modo di riflettere e di pormi in questione perché spetta a me cambiare per primo. É richiesto un profondo cambio di mentalità prendendo atto che i cristiani sono una minoranza nel nostro territorio. É necessario camminare e ascoltare chi ci sta intorno senza cadere nel pessimismo. Mi permetto di pensare che la nostra situazione è quella del terreno che attende il seme, tutt’altro che rassegnata. Ci permettiamo di sognare la nostra Chiesa di domani, coscienti della nostra fede, innamorati del Signore Gesù e impegnati a dire la bellezza e l’attualità del Vangelo. Vogliamo essere Chiesa che ascolta, che dialoga con tutti, che non si chiude nelle sacrestie, che non ha paura della propria identità e non si nasconde, che ama la vita e trasmette speranza per il futuro, che vuole vivere una nuova primavera, che si caratterizza per l’accoglienza senza pregiudizi.
Facendo tesoro delle proposizioni votate nelle Assemblee, ecco le scelte che orientano il cammino della nostra Chiesa locale.
Dal 1 settembre la Curia diocesana sarà unica e verranno unificati tutti i Consigli diocesani di partecipazione: la Curia avrà sede principale nel Vescovado nuovo di Cuneo e un recapito anche nel Vescovado di Fossano dove avranno sede l’istituto per il sostentamento del clero, la Fondazione per le Opere fossanesi e il tribunale ecclesiastico in comune con le diocesi vicine. La Curia sarà organizzata anche in riferimento degli Uffici della CEI suddivisa in quattro settori come oggi. Ciò permetterà di guardare in avanti più facilmente nella stessa direzione. Come ogni cambiamento, porterà con sé alcune difficoltà iniziali: con pazienza, saranno superate.
La caratteristica della Curia dev’essere a disposizione ed a servizio delle parrocchie e di tutte le altre realtà ecclesiali, ponendo sempre attenzione sia a Cuneo che a Fossano.
Ci sarà un unico Vicario Generale: ho scelto don Sebastiano Carlo Vallati. I compiti e le competenze sono dati dal CDC ai n. 475-481. Continuerà ad essere il coordinatore della cappellania ospedaliera. In particolare, prenderà a cuore con me le persone, sacerdoti, diaconi, consacrati/e e laici. Mi permetto di ringraziare di cuore gli attuali Vicari Generali don Beppe Panero e don Pierangelo Chiaramello. Posso dire che con entrambi vi è stata piena sintonia; mi sono sempre stati vicini e sono ammirato per la loro disponibilità, attenzione e finezza. Al di la del loro ruolo, è cresciuta una vera amicizia che ora non si spegne. Sono sicuro che potrò contare sempre sul loro aiuto. Grazie anche a don Gabriele Mecca e don Giuseppe Pellegrino che hanno collaborato come Vicari Episcopali e continueranno ancora a collaborare in vario modo.
Ci sarà un Vicario per la Pastorale: ho scelto, in sintonia con l’attuale consiglio episcopale, don Flavio Luciano. Per noi è una figura nuova. Gli spetta il compito di seguire il lavoro degli Uffici, di attivare collaborazioni, far sì che le scelte del Sinodo diventino operative e curare le varie relazioni esterne al mondo ecclesiale. A lui faranno riferimento tutti gli operatori della Curia. É un compito delicato, tutto da inventare. Sarà a tempo pieno.
Ringrazio di cuore don Carlo e don Flavio. Entrambi sono un po’ preoccupati e li comprendo. La mia scelta è motivata dalla loro disponibilità al dialogo e all’ascolto, dalle loro indubbie doti umane e dalla loro profonda fede. Sono certo che, seppur diversi, tenteremo d’essere una sola voce. Vi chiedo d’essere particolarmente vicini ad entrambi in questo delicato momento di passaggio.
Tutti gli altri attuali incarichi nelle Curie sono prorogati fino al mese di settembre quando provvederò a nominare i responsabili di ciascun ufficio nella Curia unica
A più riprese, negli interventi dei membri delle assemblee, è stata sottolineata la formazione a tutti i livelli. É una esigenza che riguarda i sacerdoti e i diaconi i quali hanno già occasioni di riflessione. Spero che coinvolgano tutti sempre più sia sui contenuti, sia nelle mediazioni (linguaggi, strumenti di comunicazione, …). Ho chiesto che le parrocchie e le Unità pastorali si facciano carico di ‘spezzare la Parola’. Indico, per quest’anno 2022/2023 di focalizzare la formazione di base prendendo in mano il libro delle Atti degli Apostoli provando a vedere com’erano le prime comunità cristiane per modellare le nostre. “Erano un cuor solo e un’anima sola”: è lo slogan che vorrei attorno al quale ci misuriamo in questo momento in cui operiamo la scelta sempre più marcata di camminare insieme. A tal proposito sta per uscire un libro, a cura dell’Ufficio catechistico, che può orientare la riflessione in questa direzione. Potrà essere usato dai gruppi già esistenti nelle varie parrocchie oppure potrà essere mediato dai responsabili delle realtà ecclesiali come meglio credono.
Gli uffici continueranno ad offrire momenti di riflessione specifici.
Ai Consigli diocesani, Presbiterale e Pastorale, che saranno rinnovati in autunno, chiedo di pensare e progettare dei percorsi per gli Operatori pastorali. É il lavoro che potranno fare da Dicembre fino a Maggio 2023. Gli itinerari progettati potranno prendere il via nell’autunno del 2023. Questi Operatori pastorali potranno essere di valido aiuto ai sacerdoti nella corresponsabilità della conduzione delle realtà ecclesiali. In questi percorsi c’è bisogno di riprendere i contenuti base del nostro Credo e trasmettere alcune conoscenze più specifiche per settori. Sono da pensare contenuti e modalità. Nello stesso tempo, questi itinerari devono offrire l’occasione per una vera esperienza di ecclesialità. Ora si tratta provare ad individuare qualcuno che abbia volontà e disponibilità a mettersi in gioco. Il sogno che coltivo è quello di arrivare ad avere 4/5 persone al fianco di ogni pastore che ne condivida la responsabilità. Se questo mio sogno potrà concretizzarsi certamente i sacerdoti saranno sgravati da tante mansioni proprie del laicato e potranno così dare maggior tempo al loro specifico ministero.
Se tutto ciò riguarda la nostra Chiesa dall’interno, non vorrei sia dimenticata la proiezione verso il mondo che ci circonda. Ho chiesto che sia attivata una Commissione diocesana per la Cultura. Ha il compito di mettere insieme ciò che già c’è in questo settore e, nello stesso tempo, è un servizio prezioso per aiutarci a comprendere cosa accade attorno a noi che interpella tutto il mondo ecclesiale. Si tratta di costruire relazioni vere con la nostra società nella quale siamo inseriti diventando, per quel che è possibile, fermento per la medesima.
Nelle prassi pastorali prioritarie ho fatto un riferimento agli animatori dei ragazzi e dei giovani. Vorrei proprio che le nostre realtà ecclesiali guardino sempre con simpatia al loro operato: sono le realtà del futuro. La loro opera non è semplice. Siano sempre educatori alla vita cristiana. Mi permetto di ringraziare la pastorale giovanile diocesana, le Associazioni ed i Movimenti per tutto ciò che fanno nell’offrire sostegno a chi è in prima linea in questo settore educativo e relazionale.
Nell’estate scorsa, prima delle Assemblee, erano stati proposti tre brevi pellegrinaggi nei nostri santuari. Ho fatto mio il suggerimento di Monsignor Cavallotto di proporre un Pellegrinaggio in Terra Santa con particolare attenzione a chi si è dato da fare concretamente per il Sinodo. Ve ne è uno in programma per il periodo del prossimo capodanno, organizzato dai nostri Uffici per i pellegrinaggi in collaborazione con l’Opera di Torino.
Come si può notare, il libro sinodale non chiude la stagione dell’ascolto; nemmeno è la motivazione dell’accorpamento delle diocesi, ma apre una strada in ordine ad un rinnovato impegno coraggioso nell’annuncio del Vangelo in questa nostra terra. Ci vuole umiltà e coraggio, pazienza e perseveranza, impegno di tutti, laici, consacrati/e, diaconi, sacerdoti e vescovo, a prendere in mano il mandato che abbiamo ricevuto nel Battesimo. In questo dobbiamo attingere ispirazione dalle 46 proposizioni che sono state votate. Più volte dovremo rileggerle per farle nostre. Certamente saremo impegnati maggiormente nell’ascolto di tutti e a discernere con metodo sinodale.

Termino ringraziando di cuore la commissione preparatoria, la regia di don Giuseppe Pellegrino e di don Pierangelo Chiaramello, le due segretarie Paola Dutto e Patrizia Bongiovanni, tutti i membri delle assemblee sinodali, la commissione post-sinodale, il coro, le parrocchie di San Paolo in Cuneo e Sant’ Antonio in Fossano che hanno ospitato le Assemblee, i tecnici.
Tutte queste cose le trovate in dettaglio nel libro sinodale.
Affido il nostro cammino ecclesiale alla materna intercessione di Maria che veneriamo sotto i titoli di Madre della divina Provvidenza e Regina della pace, ai nostri santi Michele, Giovenale e Dalmazzo e ai nuovi beati Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo.