Omelia per la consacrazione del nuovo altare del santuario di Cussanio

15-04-2021

E’ un momento particolarissimo quello che stiamo vivendo: la consacrazione del nuovo altare del Santuario di Cussanio.

E’ la seconda volta che compio questo gesto: è un onore, per me, presiedere quest’ Eucarestia proprio qui, nell’ambito dei festeggiamenti dei 500 anni delle apparizioni della Madonna a Bartolomeo Coppa. La bellezza di questo luogo, in seguito ai lavori di restauro, voluti e seguiti da d. Pierangelo con la collaborazione di Luca, di tanti operai, tecnici e artisti, ci sprona a pregare di più e meglio cogliendo il significato di questo luogo benedetto.
Ciò che ci spinge è la gratitudine a Dio per gli innumerevoli suoi interventi a nostro favore. Così è stato per il grande re Davide, circa 1000 anni prima di Gesù. Aveva costruito una nuova capitale per Israele, aveva anche costruito il suo palazzo e voleva pensare ad una dimora per Dio. L’Arca dell’alleanza, che conteneva le tavole della Legge date a Mosè sul Sinai, era custodita sotto una tenda; aveva migrato in vari luoghi ed era il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Forse Davide pensava di sdebitarsi con Dio per i suoi interventi a favore del popolo d’Israele. Ma il profeta Natan gli fa capire che siamo sempre in debito con Dio. Noi non gli diremo mai grazie a sufficienza; anzi è Lui che si impegna per noi e promette di dare una casa, una discendenza a Davide dalla quale nascerà il Salvatore. E’ la promessa messianica più importante di tutto l’Antico Testamento.
Il tempio di Gerusalemme sarà poi realizzato dal figlio di Davide, Salomone. Di fronte a quel luogo santo vi era l’altare, luogo dei sacrifici e degli olocausti. Erano gesti compiuti dagli israeliti come offerta a Javhè. Sono stati offerti fino al 70 dopo dopo Cristo, in seguito alla distruzione e alla profanazione del Tempio. La novità portata da Gesù è che Lui stesso si immola per noi sull’altare della croce. E’ Lui che si fa mangiare. E’ Lui che ci dona il suo Corpo e il suo Sangue. E’ Lui l’unico e vero sacrificio offerto sempre per noi. Donando la sua vita e risorgendo da morte ci apre il passaggio verso la vita eterna.

Poco alla volta, secondo varie sensibilità e culture del tempo, gli altari delle chiese diventano i luoghi dove ripresentiamo l’unico sacrificio di Cristo. E’ il Signore che si rende presente nella Parola e nel Pane e nel Vino. E’ Lui che continua a farsi mangiare da noi. Attorno alla Parola e ai segni eucaristici Lui ci raduna. L’iniziativa è sua. Noi abbiamo il privilegio d’essere invitati attorno alla sua mensa. Il dono della sua vita e il farsi mangiare sono il massimo dell’amore per noi.

Capite bene che costruire, onorare e consacrare quest’altare è il minimo che possiamo fare di fronte a così grande amore per noi. La preziosità, l’arte, la bellezza di quest’altare contribuiscono a farci penetrare sempre più in questo grande Mistero. Non lo comprenderemo mai in modo esaustivo, ma abbiamo la possibilità di sfiorarne l’immensità.
Essere radunati da Lui, attorno a Lui, vivo e presente, comporta tutta una serie di conseguenze. Non possiamo radunarci in un modo qualsiasi, di corsa, con la preoccupazione di sbrigarcela perché ci sono tante altre cose da fare. Non possiamo elevare a Dio il nostro grazie se ci presentiamo all’altare carichi di rancore e pieni di divisioni. Non possiamo celebrare il sacramento dell’amore e avere pesi sulla coscienza per aver operato divisioni e non essere in pace con tutti. Non possiamo uscire da questa chiesa tali e quali come siamo entrati. Non possiamo pensare alle nostre azioni liturgiche come momenti a se’, staccati dalle cose ordinarie della vita. Non possiamo rimanere chiusi in noi stessi e non aprirci al dono, alla condivisione; il pane della parola e dell’Eucarestia spezzato sull’altare va portato e testimoniato con la carità autentica.

Grazie, Signore, perché sei sempre con noi.
Grazie, Signore, per il dono della tua Parola, per il dono della tua vita, per il dono del tuo Perdono.
Grazie, Signore, perché ci raduni, ci fai sentire Chiesa, perché ci richiami sempre all’unità, ad essere un cuor solo e un’anima sola.
Grazie, Signore, perchè non ti stanchi mai di noi e sei sempre pronto al perdono, nonostante tutte le nostre povertà e infedeltà.
Grazie, Signore, per questo luogo di santità che ci fa celebrare la tua misericordia verso tante persone che qui sono accorse ed accorrono per dirti i loro grazie e per mettere nelle tue mani ansie, preoccupazioni, attese ed aspirazioni.
Grazie, Signore, per le preghiere incessanti che ti rivolgiamo attraverso la mediazione di Maria, Madre di Misericordia.
Grazie, Signore, perché ci vuoi bene.