L’omelia del Nunzio e il saluto del Rettore del Santuario di Cussanio

I testi degli interventi dell'Arcivescovo Paul Emil Tscherrig e di don Pierangelo Chiaramello durante la celebrazione dell'8 maggio 2023

Omelia dell’Arcivescovo Paul Emil Tscherrig, Nunzio apostolico in Italia

 

Eccellenza Rev.ma Mons. Piero Delbosco, Vescovo di Cuneo e di Fossano, Eccellenza Rev.ma Mons. Roberto Repole, Arcivescovo Metropolita di Torino e Vescovo di Susa, Confratelli Vescovi delle altre diocesi vicine, Reverendi sacerdoti, diaconi, consacrate e consacrati, seminaristi, Illustri Autorità civili, militari e di pubblica sicurezza, Carissime sorelle e fratelli.

Desidero esprimere al Vescovo Piero e a ciascuno di voi la mia gratitudine per questo invito a celebrare insieme un momento storico e significativo della vostra vita ecclesiale: l’Atto di affidamento a Maria, Madre della Divina Provvidenza, nel cammino verso la piena unione delle diocesi di Cuneo e di Fossano. Mi sembra molto bello che l’unione delle due diocesi, che a breve sarà ufficialmente sancita, si compia sotto lo sguardo e la protezione di Maria, e noi vogliamo affidare proprio alla Madre della Divina Provvidenza il percorso svolto finora e soprattutto il cammino che abbiamo di fronte. Vi porgo anche il saluto e la benedizione apostolica di Papa Francesco, che ho il privilegio di rappresentare come Nunzio Apostolico in Italia: egli, nostro Pastore universale, ci accompagna in questo particolare momento ecclesiale e ci sprona a continuare nel cammino iniziato nell’ottica della sinodalità.

Questa sera, la Liturgia della Parola e il cammino ecclesiale ci invitano a meditare anzitutto l’invito alla conversione che Maria, Madre della Divina Provvidenza, ci rivolge in questo storico Santuario. In esso ricordiamo le due apparizioni della Madonna, l’8 e l’11 maggio di poco più di 500 anni fa, all’umile pastore sordomuto Bartolomeo Coppa. Come sappiamo, nella prima apparizione, dopo aver guarito Bartolomeo, la Vergine gli affidò un messaggio esigente per la popolazione della vicina Fossano, quello alla penitenza e conversione. La coraggiosa accoglienza, da parte dell’uomo, dell’invito di Maria, non trovò però altrettanto entusiasmo tra la gente, che lo derise e non ne seguì l’esempio. Tre giorni dopo, la Madonna apparve una seconda volta a Bartolomeo Coppa, e a lui, deluso e affamato, donò del pane per rinfrancarlo nella missione che gli aveva affidato. Neppure dopo la seconda apparizione, però, i concittadini credettero al messaggio che Bartolomeo diffondeva, e solo dopo l’arrivo della guerra e della pestilenza i fossanesi si rivolsero alla Vergine Maria per essere liberati dai mali che li affliggevano; come segno di adesione al messaggio predicato, decisero di erigere una cappella, divenuta poi lo splendido santuario che vediamo oggi.

La storia delle due apparizioni a Bartolomeo Coppa, e soprattutto il messaggio che gli fu consegnato dalla Madonna, è tuttora anche per noi un invito alla continua conversione del cuore e della vita. Convertirsi non è qualcosa che si compie in un momento solo, è un cammino costante, che dura tutta l’esistenza. E la conversione non riguarda solo ciascuno di noi personalmente, ma anche la comunità cristiana nel suo insieme. Papa Francesco ha parlato molto spesso della necessità di convertirsi. Lo ha fatto anzitutto nella Evangelii Gaudium, che si può considerare il documento “programmatico” del suo pontificato. Nel discorso ai suoi collaboratori della Curia Romana, lo scorso dicembre, il Santo Padre osservava in merito: “La conversione non è mai un discorso concluso, perché davanti al Vangelo rimaniamo sempre come dei bambini bisognosi di imparare. La cosa peggiore che possa accaderci è pensare di non avere più bisogno di conversione, a livello sia personale sia comunitario… L’attuale riflessione sulla sinodalità della Chiesa – ha continuato il Papa – nasce proprio dalla convinzione che il percorso di comprensione del messaggio di Cristo non ha fine e ci provoca continuamente ”.

Il mio secondo pensiero va al Vangelo della liturgia odierna. È il famoso racconto, da parte dell’evangelista Giovanni, del miracolo di Gesù alle nozze di Cana, alle quali il Signore partecipa con sua mamma Maria e con i suoi discepoli. Siamo all’”inizio dei segni compiuti da Gesù ” (Gv 2,11), di fronte a un miracolo che si compie nel contesto di una festa di nozze. Non c’è dubbio che si tratti di un evento particolare nell’esistenza non solo dei due sposi, ma anche delle loro famiglie, dei loro amici e conoscenti, dei loro villaggi. Le feste sono i momenti speciali della nostra vita, quando ci fermiamo per un po’ rispetto alle tante cose da fare, e stiamo in compagnia gli uni degli altri, nella condivisione della gioia. Seguendo l’Evangelista, la nostra attenzione è subito attirata dalla mancanza di vino, elemento tipico che abbonda in ogni festa. Ed ecco l’intervento di Maria, che con voce preoccupata dice a suo figlio: “Non hanno vino ” (Gv 2,3). E accogliendo l’invito della Madre, il Signore non permette che la festa finisca male.

Così, nella sua prima manifestazione pubblica, Gesù usa il simbolo del vino per indicare di essere venuto per portare quella gioia che sarà coronata dalla grande festa nunziale nel cielo. La stessa gioia è frutto dell’amore che il Figlio porta agli uomini da parte del Padre celeste, affinché abbiano la pienezza della vita come dono della divina misericordia. Dio infatti desidera che ogni amore umano trovi il suo compimento nell’eternità. Gesù è colui che è venuto nel mondo perché non si spenga la gioia della vita a causa del peccato e della morte, ma come figli e figlie di Dio possiamo vincere la morte nella morte di Cristo e partecipare alla sua risurrezione. Credere in Lui è quindi il primo passo della conversione per ricevere in dono la vita eterna e la cittadinanza nel Regno di Dio.

Anche noi, che siamo riuniti stasera per una celebrazione di festa, crediamo che Cristo risorto vive in mezzo a noi. Senza la sua presenza alle nostre feste e nelle nostre attività, mancherebbe il vino della vera gioia. Tante delle nostre feste organizzate per divertirci, finiscono nel vuoto del giorno dopo. Ma noi cristiani vogliamo di più dalla vita che qualche occasionale gioia fugace. Chiediamo infatti quella gioia che soddisfa la nostra sete di vita piena che solo Dio può darci. Così l’acqua trasformata in vino prefigura anche la trasformazione sacramentale del vino nel sangue di Cristo, che nell’Eucaristia diventa la fonte della vera vita, caparra del banchetto di nozze che Gesù ha promesso a quelli che amano.

Chiediamo stasera alla Madonna della Divina Provvidenza che ci prenda per mano e ci conduca a Gesù. Lei è la nostra amica sempre attenta, scrive il Papa, “perché non venga a mancare il vino nella nostra vita. E’ colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene”. E Francesco continua: “Attraverso le varie devozioni mariane, legate generalmente ai santuari, condivide le vicende di ogni popolo che ha ricevuto il Vangelo… È lì, nei santuari, dove si può osservare come Maria riunisce attorno a sé i figli che con tante fatiche vengono pellegrini per vederla e lasciarsi guardare da Lei. Lì trovano la forza di Dio per sopportare le sofferenze e le stanchezze della vita” (EG, 286).

Infine, affidiamo a Maria anche il contesto ecclesiale che stiamo vivendo, in particolare il cammino verso la piena unione delle diocesi di Cuneo e di Fossano. Tale unione è ormai imminente, e siamo fiduciosi che possa segnare non tanto un traguardo, quanto piuttosto una nuova tappa, una rinnovata ripartenza del nostro essere Chiesa. Se volgiamo il nostro sguardo alla strada che è stata percorsa nei più di vent’anni da quando le due diocesi sono state unite in persona episcopi , sono certo che potremo trovare, insieme a qualche immancabile difficoltà, tanti aspetti positivi dell’essere insieme. Essi sono stati sicuramente riconosciuti da tutti i componenti del Popolo di Dio, sacerdoti, religiosi e religiose, laici, e, in questo senso, possiamo indicare nel Sinodo, celebrato in maniera unitaria dalle due diocesi nel 2021-2022, una pietra miliare: proprio nel solco di quella sinodalità cui ci richiama continuamente Papa Francesco, celebrare un Sinodo unico per le due diocesi è stata una felice intuizione, che ha dato a tutti la coscienza di essere in cammino insieme come discepoli missionari di Cristo nell’oggi della storia. Anche alcuni passi concreti degli ultimi mesi, come il funzionamento di un’unica Curia diocesana presso il Vescovado nuovo di Cuneo e la costituzione di organismi consultivi unici, sono state ulteriori tappe significative di questo percorso. Ma l’unità, ricorda Francesco, “è anzitutto un dono, un fuoco che viene dall’alto, non è primariamente un frutto della terra, ma del Cielo… ed essa non è semplicemente fine a sé stessa, ma è legata alla fecondità dell’annuncio: l’unità è per la missione ” (Udienza a un gruppo di sacerdoti delle Chiese Orientali, 3 giugno 2022).

Chiediamo ai Beati Martiri don Bernardi e don Ghibaudo di accompagnarci in questo cammino verso l’unità. E insieme al Pontefice imploriamo la Madre della Divina Provvidenza, Madre di Gesù, Madre della Chiesa e Madre nostra, che ci ottenga “ora un nuovo ardore di risorti, per portare a tutti il Vangelo della vita che vince la morte. Dacci, oh Madre, la santa audacia di cercare nuove strade perché giunga a tutti il dono della bellezza che non si spegne… Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli, prega per noi. Amen. Alleluia ” (EG, 287).

 

 

Saluto di don Pierangelo Chiaramello, del Rettore del Santuario Madre della Divina Provvidenza di Cussanio

 

Eccellenza Rev.ma e Carissimo Mons. Paul Emil Tscherrig, Nunzio Apostolico in Italia, per noi diretto rappresentante del Santo Padre Francesco;

Eccellenza Rev.ma. e Carissimo Mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, nostro Metropolita; Eccellenze Reverendissime e carissimi Vescovi qui presenti.

Eccellentissimi Sindaci e rappresentanti dei comuni delle Diocesi di Cuneo e di Fossano, Autorità civili e militari. Un cordiale e corale benvenuto in questa nostra Basilica Cattedrale che per stasera diventa succursale del Santuario della Madre della Divina Provvidenza di Cussanio… la Madre di Provvidenza che, nel giorno della sua festa, veneriamo come Patrona della Diocesi di Cuneo-Fossano!

Tocca a me come Rettore del Santuario, darvi il benvenuto a due anni esatti dalle celebrazioni (nel 2021) per il V centenario delle apparizioni della Vergine al veggente Bartolomeo Coppa, avvenute l’8 e l’11 maggio 1521. Ci ritroviamo per affidare alla Madre di Provvidenza la nuova diocesi di Cuneo-Fossano, un nuovo inizio.

Una grande poetessa e saggista polacca, Wislawa Szymborska, in una sua bella poesia nel verso finale ha questa espressione significativa: “Ogni inizio, infatti, è solo un seguito, e il libro degli eventi è sempre aperto a metà”. Sì, il nuovo inizio a cui stiamo ponendo il sigillo, non è che un seguito, il seguito delle nostre rispettive storie di Cuneo e di Fossano; il libro degli eventi è sempre aperto a metà: siamo parte di una chiesa che cammina nel tempo verso l’eternità, e che nei luoghi più diversi e disparati cerca di annunciare il vangelo, un vangelo che continua a chiamarci alla conversione. Siamo chiamati a conversione, sì, tutti, come bene sintetizza il messaggio che la Madonna ha affidato a Bartolomeo: “Convertitevi, altrimenti il male vi travolgerà!”: era la parola di una Madre che si preoccupava della salvezza dei suoi figli.

Questo messaggio diventa ora patrimonio della nuova realtà diocesana di Cuneo-Fossano: da ora anche i cuneesi come i fossanesi si faranno carico di questa storia, di questo messaggio. La diocesi di Cuneo-Fossano, il suo Vescovo, Piero Delbosco, che salutiamo con grande cordialità, il suo Presbiterio e il suo Popolo, uniti, condividono questa storia e il suo messaggio, affidandosi alla Madre di Provvidenza.

Se facciamo tutto questo non è semplicemente per gratificare noi stessi, o per salvaguardare il passato, piuttosto lo facciamo per “curare il futuro”, per custodire e consegnare alle generazioni future il tesoro prezioso del Vangelo e l’esperienza della comunione ecclesiale. “Curare il futuro”: il Sinodo diocesano di Cuneo e di Fossano, concluso nel giugno 2022, ha avuto fondamentalmente questo intento. I risultati di questo nostro Sinodo diocesano chiedonooramai di dare forma e contenuto al futuro delle nostre comunità, in ascolto anche di quelle che saranno le indicazioni del Sinodo universale.

Grazie di cuore Eccellenza Mons. Paul Emil, grazie caro Vescovo Roberto per la vostra presenza, grazie a voi tutti cari amici Vescovi, grazie a voi presbiteri e diaconi… Grazie a te Popolo di Dio che cammini nel tempo… continuiamo insieme a credere, a sperare, ad amare. Amen.