Lasciare fare a Lui

Battesimo del Signore (Anno A)

Is 42, 1-4. 6-7, Sal 28, At 10, 34-38, Mt 3, 13-17

Quando nella vita non sai che pesci pigliare, puoi incontrare un amico, un padre o una madre spirituale che ti dice: «Fidati di Dio, lascia fare a lui».

Oppure sei tu stesso che nella fede e nella preghiera dici: «Guarda, Signore, in questa situazione non so come fare. Pensaci tu, lascio fare a te». Espressioni che poi sono una variazione sul tema del Padre nostro «sia fatta la tua volontà».

A Giovanni Battista un po’ scandalizzato dal fatto che Gesù va a farsi battezzare da lui, così tanto che commenta l’evangelista (anche lui forse solidale con il Battista) «voleva impedirglielo», Gesù risponde: «Lascia fare per ora, perché conviene adempiere ogni giustizia” e il testo continua con questa nota di magnifica intensità: «Allora egli (il Battista) lo lasciò fare».

E così è stato per Pietro e gli altri discepoli: di fronte alla decisione di Gesù di accettare la croce si sono comportati come Giovanni Battista, lo hanno lasciato fare, senza capire.

La fede è anche questo «lasciare fare», lasciare che Dio si presenti come vuole Lui: in un bambino, in fila con i peccatori, issato su una croce

Gesù inizia la sua vita pubblica con un atteggiamento veramente di basso profilo.

Non è un inizio sotto i riflettori, non con una folla osannante.

Inizia in un deserto in fila con i peccatori, cioè con uomini e donne che si lasciano disturbare dall’invito alla conversione del Battista. È un inizio all’insegna della condivisione e che Dio non desidera segnare una distanza con l’uomo.

E inizia il suo ministero non dal centro, Gerusalemme, ma dalla periferia dove si vive il disagio, dove vive la gente esclusa dai benpensanti.

Anche il Battesimo è una manifestazione del modo di agire di Gesù.

Una manifestazione che dice come Gesù non ha nessuna smania di proclamare la propria differenza rispetto agli altri e si manifesta in modo silenzioso, si nasconde.

E il Padre benedice quest’inizio tant’è che fa sentire la sua voce che possiamo tradurre così: «Bravo Figlio, hai iniziato bene».

E Gesù giustifica la propria decisione appoggiandola sulla Parola di Dio intuita nella Scrittura (emblematica è la pagina della prima lettura di Isaia): «ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni… ».

Ciò che guida Gesù in questa sua scelta è la volontà di adempiere la giustizia: in ebraico per «giustizia» si intende da un lato la fedeltà alla comunità, dall’altro la salvezza offerta a chi crede.

Dire che un uomo intende vivere secondo giustizia significa decidere di vivere in un rapporto di fiducia con gli altri uomini e con Dio (come ha fatto Giuseppe, che voleva rimanere fedele alla legge e nello stesso tempo fedele a Maria).

Gesù intende vivere secondo giustizia per questo sceglie la via della condivisione con gli ultimi, i disprezzabili, i peccatori.

Le azioni di spezzare la canna incrinata e di spegnere lo stoppino fumigante che il Servo del Signore non compie, si riferiscono ai gesti che invece compiva l’araldo del Gran Re babilonese quando decretava una condanna a morte: il senso è che il Servo del Signore non viene per condannare, ma per dare vita. E nella predicazione di Pietro, Gesù appare come colui che «passò facendo del bene e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere dl diavolo, perché Dio era con lui» (At 10,38).

Questo è il battesimo: non un rito quasi magico in cui veniamo liberati di un peso di cui non capiamo il senso, ma che comunque ci portiamo dentro; bensì una scelta da rinnovare quotidianamente per vivere secondo giustizia e verità accanto al nostro fratello senza gridare o alzare i toni, senza spegnere stoppini dalla fiamma smorta, e per vivere da figli di fronte al Padre.

 

 

 

Immagine: Álvaro Siza, chiesa di Santa Maria in Marco de Canaveses (Portogallo)